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Giovedì, 28 Luglio 2016 18:56

Chiusi e Montepulciano per la pesca commerciale nei laghi.

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Dopo quasi quaranta anni di gestione della pesca nei laghi di Chiusi e Montepulciano da parte della Provincia di Siena la gestione torna ai rispettivi Comuni.
La Provincia era riuscita e far cessare la pesca professionale nei due bacini mentre le prime dichiarazioni dei Sindaci accennano subito alla possibilità di riammettere l'attività utilizzando la scusa del contrasto alle specie definite "infestanti".

Un copione già visto per il quale viene da chiedersi come sarà possibile che ci siano pescatori professionisti che contribuiscano alla salvaguardia delle specie che infestanti non sono e che hanno il maggiore valore commerciale evitandone la cattura.
Gli amministratori parlano di "riequilibrio ambientale" e chiamano in causa chi conosce bene i laghi, probabilmente gli stessi che per decenni hanno operato in modo che gli stessi laghi non potessero diventare luoghi di eccellenza per le attività di pesca turistica.

Di fronte ad un potenziale di sviluppo davvero consistente quello che si programma è solo di "attaccare in maniera programmata le specie infestanti, pesci che proliferano in enormi quantità “asfissiando” il lago ma che d’altra parte hanno un mercato. Dunque una pesca ben regolamentata può dar vita a progetti di filiera, a vere e proprie attività lavorative che generino possibilità di reddito."
L'evidenza del grande potenziale dei due bacini in relazione alla pesca ricreativa è probabilmente difficile da vedere dal momento che la tradizione della zona è stata a lungo caratterizzata da regolamenti, fortemente voluti dalle locali associazioni di pescatori, finalizzati, fino a tempi recenti, a permettere di massimizzare i carnieri con il prelievo di molti esemplari e di esemplari di piccola taglia delle specie di maggior valore, primo tra tutti il luccio.

Il riferimento alla gestione della Laguna di Orbetello come caso positivo da imitare rende chiaro come la visione degli amministratori sia anacronisticamente legata ad un modello di sfruttamento senza prospettive, che rischia di tornare a creare un forte impatto impedendo la valorizzazione delle popolazioni ittiche per ottenerne ricadute in termini di reddito e di occupazione insignificanti e controproducenti già nel breve periodo.

Il cenno ad attività come il birdwatching e il canottaggio, alle attività agricole e venatorie, sembra essere usato per distogliere l'attenzione dal problema centrale della gestione delle attività di pesca che condiziona in modo strutturale la destinazione delle risorse dei laghi. Tutte le altre attività sono compatibili indipendentemente dal regime di pesca in vigore ma lo scenario per la pesca presenta da una parte la possibilità di un forte afflusso di turismo specializzato che chiede di minimizzare lo sforzo di pesca ed è disposto in cambio a pagare per il solo accesso ad una pesca ricreativa di alta qualità tanto di più quanto minore è il prelievo di fauna ittica, mentre dall'altra, pochi pescatori professionisti realizzerebbero la quasi totalità dello sforzo di pesca prelevando risorse di qualità mediocre una volta inserite nella filiera commerciale e realizzandone un utile non significativo per le comunità locali.

Il modello perseguito è probabilmente nella visione corta degli amministratori locali quello delle sagre a base di pesce di lago alla brace, finalizzate a dare dignità alla gestione attraverso un richiamo ai valori culturali delle pratiche tradizionali che però, in passato, intervenivano su un contesto ambientale, sociale ed economico profondamente diverso.

Si sarebbe piuttosto potuto riservare questo argomento alle sole iniziative puntuali invece di usarlo per dare l'illusione di poter creare nuovi posti di lavoro basati sulla pesca professionale e sostenibili per le risorse. I due laghi potrebbero verosimilmente sostenere più posti di lavoro come guida di pesca turistica che come pescatori professionisti ma si tratta di un argomento che resta estremamente difficile da introdurre in contesti culturali che non ne hanno mai avuto esperienza e che si trovano a dover rispondere ad istanze provenienti da una base sociale che non riesce ad immaginare un uso diverso delle risorse che non sia quello di riempire i congelatori per mangiare durante tutto l'anno pesci di bassa qualità che forse ci sarebbe anche bisogno di far analizzare in laboratorio per assicurarsi che non abbiano un pericoloso contenuto di sostanze nocive dovuto al forte inquinamento derivato dalle attività antropiche del territorio circostante i due bacini.

Si tratta in sintesi di una palese conferma di una deriva negativa derivante da questo tipo di decentramento delle competenze. La delega della gestione alle amministrazioni comunali promette di abbassare drasticamente la qualità delle scelte amministrative che avrebbero dovuto essere operate direttamente dalla Regione sulla base di una divisione del territorio per ambiti di bacino, con la partecipazione attiva dei portatori di interessi oltre che delle amministrazioni locali.

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