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Martedì, 05 Dicembre 2017 13:04

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L'onda lunga della nuova attenzione della UE per la pesca ricreativa è destinata a raggiungerci con la minaccia di misure drastiche ed improvvise.

Il problema risiede nel regime di controllo dello sforzo di pesca. Deciso che anche le catture ricreative devono essere considerate, occorre trovare un modo per contabilizzarle.
Il discorso vale per le specie soggette a piani di recupero o di gestione pluriennuale o comunque soggette ad obbligo di sbarco e se di quest'ultima categoria fanno parte tutte le specie per le quali il Regolamento Mediterraneo impone una misura minima, ne sarà coinvolta gran parte della pesca ricreativa.
L'indicazione che viene dalle istituzioni dell'Unione su come risolvere il problema, si basa su licenza e registrazione elettronica delle catture.
Licenza a parte sembra di veder riproporre in mare i tesserini segnacatture delle acque interne, se non che sarebbe impossibile gestire a tale livello dei veri tesserini cartacei, per cui mano allo smartphone.
Certo è facile pensare ad una evoluta nuova generazione di pescatori che provveda adeguatamente ma altrettanto facile è immaginare le difficoltà di diffusione di tale prescrizione in vari ambiti di pesca tradizionali.

Va detto che ce ne vuole per passare dalle previsioni di principio europee alle misure tecniche di ambito nazionale, tanto più per gli Stati costieri mediterranei, ma sembra che ci sia ormai una strada segnata. Una strada piena di buche ma è meglio aspettare a preoccuparsi perché probabilmente gli uffici competenti avranno già pensato ai pescatori anziani, alla diffusione della informazione, alla verifica analitica dei flussi di dati.

Per ora siamo ad una prima indicazione di approccio che deve ancora essere sperimentato sul campo nei mari del nord Europa ma già viene da chiedersi come i diversi regolamenti nazionali, non meno delle diverse culture della pesca, potrebbero condizionare scelte ed esiti del controllo dello sforzo di pesca.

La prima ovvità in questo senso è che si possa ottenere una stima più realistica da dati parziali ma affidabili che da dati comprensivi ma in gran parte falsati dai reali livelli di applicazione e di partecipazione attiva dei pescatori.
 
Altro aspetto della previsione europea è la registrazione delle imbarcazioni da pesca ricreativa. Il comparto non riesce a ragionare che in termini di flotta dal momento che, va riconosciuto, la pesca da terra esercita uno sforzo minimo e per sua natura non in concorrenza con la pesca commerciale..
La cosa che sfugge è forse che ci sono imbarcazioni usate per la pesca ed altre che lo sono solo occasionalmente. La pesca ricreativa non può essere ristretta ad una categoria chiusa determinata dalla registrazione dei natanti perché viene esercitata in modo non trascurabile da pescatori occasionali con natanti usati per la pesca solo occasionalmente ed in modo estemporaneo. I pescherecci servono tutti per la pesca mentre tra le imbarcazioni da diporto sono relativamente poche quelle usate solo o prevalentemente per la pesca.

Alla fine il problema dovrà spostarsi dalla elaborazione di misure teoriche che non considerano i contesti di applicazione a quella di strategie di analisi del settore ricreativo basate sul riconoscimento dei contesti di applicazione.
Ma certo, se ancora non ci hanno pensato, lo staranno già cominciando a fare, o cominceranno presto.

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