Dopo la Relazione di iniziativa sul Mediterraneo dell’europarlamentare Affronte, il Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza la relazione di iniziativa dell'Onorevole Briano (S&D) sul ruolo del turismo nella diversificazione delle attività di pesca.
Due europarlamentari italiani impegnati sul fronte della pesca nel Mediterraneo, argomento ogni giorno più caldo presso le Istituzioni europee e che sta facendo emergere la questione irrisolta della pesca non commerciale.
Entrambe le relazioni parlano anche di pesca ricreativa ma mentre Affronte dice che "la pesca ricreativa genera elevati profitti economici per le comunità locali, attraverso attività come il turismo, e ha un impatto ambientale ridotto, ragion per cui va incoraggiata", Briano sottolinea che " la pesca ricreativa turistica dovrebbe essere in linea con gli interessi delle imprese locali della piccola pesca artigianale".
La Relazione Briano cavalca principalmente uno degli argomenti più consunti nel dibattito del comparto, che continua a promettere alla piccola pesca una alternativa di reddito nei servizi charter per la pesca ricreativa attraverso lo strumento del pescaturismo.
Forse era inevitabile che in quella sede venisse confermata una impostazione istituzionalmente condivisa, le cui radici trovano nutrimento nella mancata conoscenza, nel preconcetto e nella scarsa visione di prospettiva per la pesca non commerciale. In poche parole la totale misconoscenza del settore ricreativo e l’ostinazione a non voler approfondire l’argomento.
Il tema del turismo della pesca ricreativa è uno dei più importanti per la presa di coscienza del ruolo del settore ricreativo nel comparto pesca ma la menzione a questo argomento nella maggior parte dei documenti istituzionali resta strenuamente legata alla diversificazione delle attività dei pescatori commerciali, ovvero al pescaturismo nella sua improbabile interpretazione di pesca charter.
Lo stesso vice presidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovsky, ha menzionato come nel programma di finanziamento alle attività di pesca 2014/2019 tra gli indirizzi per la differenziazione delle attività del comparto sia considerata specificamente la pesca ricreativa. Una dichiarazione che lascia perplessi se non si considera la centralità del concetto di diversificazione e la sua interpretazione univoca in favore della pesca commerciale mentre il settore ricreativo a livello europeo resta ancora in attesa di essere equamente incluso nella Politica Comune della Pesca.
La Relazione Briano è fitta di riferimenti alla pesca ricreativa che sottolineano il suo impatto, la concorrenza per le risorse rispetto alla piccola pesca, la commercializzazione illegale delle catture.
Non ne viene menzionato il valore sociale, e la sua economia è menzionata a lato, il meno possibile, come elemento inevitabile, quanto meno per il fatto che è ne stato recentemente evidenziato il valore nella Relazione Affronte.
Se evidentemente il tema ha una finalità economica a favore della piccola pesca (e cosa si intende per piccola pesca nella relazione Briano? Quella effettuata con imbarcazioni fuori tutto di lunghezza minore o uguale ai 12 mt? ) , con la possibilità per gli operatori di riciclarsi in guide ricreative, questo evidenzia la persistenza di un distacco tanto dalla realtà quanto dall'immaginario del settore ricreativo, sui quali si fonda una economia consistente. Altrettanto evidente che la focalizzazione sul pescaturismo significhi sostenere un ambito concretamente privo di potenziale ignorando quello propriamente ricreativo che al contrario ha palesemente un grande potenziale di sviluppo economico e di sostenibilità. Una scelta che manca completamente l’obiettivo di reale sviluppo economico da attività di pesca.
Che in sede europea, e in sede FAO (GFCM) si sia recentemente cominciato a trattare con ricorrenza e continuità l'argomento della pesca ricreativa lascia sperare che, quanto meno, gli sia riservato il rigore indispensabile a dare consistenza alle decisioni ed alle norme dando la precedenza alla conoscenza ed alla gestione conseguente.
Il senso della Relazione Briano sembra essere quello di correggere una deriva che rischia di dare dignità alla pesca ricreativa. Nella visione riscontrabile dalla Relazione si delinea una pesca ricreativa povera, locale, ignorante, concorrente dei professionisti e in odore di una diffusa illegalità a cui opporre limitazioni passive, contrapposta ad una per i turisti, affidata a tempi persi ai pescatori commerciali che scambierebbero cale infruttuose delle reti con denaro suonante in cambio di due pescetti presi all'amo e di una frittura a bordo. Una conferma di impegno sul modello che sta dimostrando di non funzionare, perché totalmente avulso da ciò che la maggioranza dei pescatori ricreativi considera turismo di pesca per il quale è disposto a pagare, ma che salva capra e cavoli dando soddisfazione almeno di principio alla pesca professionale ed evitando contemporaneamente il rischio di doversi impegnare in un vero e ancora disatteso sviluppo del settore ricreativo.
In sintesi la Relazione Briano sembra distinguersi immettendo nell'agenda europea della pesca la sottrazione al settore ricreativo dello sviluppo delle attività di servizio per svenderlo alla piccola pesca impedendone così il concreto sviluppo nella maggior parte dei contesti utili.
Di questo forse dovrebbe rendere conto ai milioni di pescatori ricreativi europei e alle migliaia di imprese che operano nel settore della pesca ricreativa in tutta Europa.
Report on the role of fisheries-related tourism in the diversification of fisheries (2016/2035(INI)) - Committee on Fisheries - Rapporteur: Renata Briano - pdf in lingua inglese