I contenuti informativi vengono forniti dalla Commissione attraverso una Comunicazione " relativa alla situazione della politica comune della pesca e alla consultazione sulle possibilità di pesca per il 2018"
Un documento nel quale sono presenti riferimenti importanti per le risorse che maggiormente riguardano anche la pesca ricreativa.
La Comunicazione della Commissione contiene indicazioni per tutti i mari europei compreso il Mediterraneo.
Questi alcuni tra i riferimenti più significativi:
- "Nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero, la transizione verso l'FMSY (tasso di pesca che garantisce il rendimento massimo sostenibile) rappresenta ancora una sfida per una serie di motivi:
– il numero elevato di navi della flotta su piccola scala, per le quali le procedure per il controllo, l'esecuzione delle norme, il monitoraggio e la dichiarazione delle catture (sbarchi e rigetti) sono insufficienti; ...“
Commento: sembra una indicazione in controtendenza rispetto all’ approccio condiviso di sostegno a priori alla piccola pesca anche attraverso le esenzioni della registrazione degli sbarchi che riguardano in molti casi gli stock costieri di maggior interesse ricreativo.
- “ ... il numero di stock ittici valutati annualmente (circa 35) è considerato molto basso.
….
Nel Mediterraneo il livello generale di sovra sfruttamento è all'incirca di 2 o 3 volte superiore all'FMSY . Nonostante i recenti progressi, il numero di stock di cui non si conosce lo stato rimane elevato. “
Commento: un tema di fondamentale importanza visto che tra quelli oggetto di valutazione non c'è nessuna specie costiera tra le molte di pregio sia commerciale che ricreativo. La prima fascia costiera è da questo punto di vista una terra di nessuno, ignorata e depredata in modo sia legale che illegale tanto da portare alla osservazione empirica di un progressivo grave stato di crisi degli stock interessati.
- “Stock per i quali non si dispone di pareri biologici
In assenza di pareri biologici è opportuno formulare le proposte di TAC (totali ammissibili di catture) applicando l'approccio precauzionale, conformemente all'articolo 2, paragrafo 2, del regolamento relativo alla PCP (Politica Comune della Pesca) . La Commissione sta lavorando a stretto contatto con il CIEM (Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare) per sviluppare ulteriormente strumenti atti a colmare le lacune esistenti, che le consentano di adottare proposte in maniera più sistematica, predefinita e trasparente.”
Sembra la chiusura del cerchio. Gli stock costieri di maggior valore non sono oggetto di valutazione quindi se per essi non si dispone di pareri biologici occorre applicare un regime precauzionale. Le esenzioni della registrazione degli sbarchi e la multispecificità della piccola pesca rendono difficile immaginare un sistema di quote (TAC) per le nostre specie costiere quindi sembra che resti un vuoto per il quale vorremmo sentire proporre l’adozione di misure tecniche appropriate ai contesti interessati.
Tanto per fare un esempio, per l'orata, in assenza di valutazione degli stock e di conseguenti pareri biologici, non sarebbe un minimo precauzionale restringere drasticamente le opportunità di pesca proteggendo il periodo di frega quando è noto che il mercato si trova ad assorbire ingenti quantità di pesci pescati in singole cale di reti su aggregazioni di riproduttori? Oppure, visto che non si tratta di un mistero della scienza, non dovrebbe essere integrata e rivista la lista delle specie soggette a misura minima e le stesse misure minime? E’ precauzionale lasciarle in molti casi, la spigola tra tutti, su taglie palesemente inferiori a quelle necessarie per permettere ai pesci di completare il ciclo riproduttivo? E’ precauzionale infine, ma gli esempi potrebbero essere molti altri, l’assenza di una misura minima per la ricciola che è comunemente e abbondantemente commercializzata in stato giovanile?
In attesa dell’inizio del lavoro per la prossima revisione della Politica Comune della Pesca, a monte della richiesta piena ed equa inclusione della pesca ricreativa, la Commissione dovrebbe impugnare la necessità di coprire quel vuoto di conoscenza e di gestione degli stock costieri che è tra le maggiori cause della difficoltà a focalizzare l’intero comparto pesca nelle diverse aree del Mediterraneo.