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Mercoledì, 29 Dicembre 2010 20:44

Comunicazione Obbligatoria - Il ghetto della pesca ricreativa?

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Sul sito del MIPAAF,  in occasione dell'emissione del decreto ormai noto sulla Comunicazione Obbligatoria della Pesca Ricreativa in Mare, il ministro Galan dichiarava...

“[...]Regolare la pesca sportiva/ricreativa significa generare grandi opportunità di integrazione con il turismo, con l’uso ricreativo del mare. Conoscendone le dimensioni sarà anche possibile richiedere la giusta attenzione politica per una attività che ha valori culturali ed etici ma anche forti contenuti economici ed occupazionali”

...e così lo stesso Giancarlo Galan presentava il Decreto il 6 dicembre 2010 alla Sala Verde del  MIPAAF (pag. 4 della presentazione )...

"Data l'importanza della pesca ricreativa nel Mediterraneo occorre garantire [...]che essa venga praticata in modo tale da non interferire in misura significativa con la pesca commerciale [...]"

Quest'ultima frase sembra non lasciare adito a dubbi sul ruolo di subalternità assegnato dal MIPAAF alla pesca ricreativa rispetto alla pesca professionale e sembra essere in totale contraddizione con  gli obiettivi dichiarati sul sito del Ministero e alla stampa. La funzione conoscitiva del fenomeno pesca ricreativa sul territorio nazionale sembra così chiaramente orientata alla limitazione della pesca ricreativa in un eventuale contraddittorio con la pesca professionale .

La pesca ricreativa ha un reale potenziale economico e sociale, è in grado, da sola, di sostenere le piccole comunità costiere, produce reddito, muove l'economia, offre alternative occupazionali ad un settore già in forte disagio come quello della pesca professionale, è facilmente gestibile e controllabile  e può  essere considerata soggetto virtuoso nel processo di risanamento e conservazione degli stock ittici proprio a causa del basso impatto sulle risorse così come richiesto dalla sempre maggiore attenzione UE sulla salute del mar Mediterraneo. La pesca ricreativa gode di dignità e caratteristiche proprie, cosa in Italia fino ad oggi non riconosciuta; se una buona gestione della Comunicazione Obbligatoria poteva evidenziare questo aspetto,  la dichiarata subalternità  nei confronti della pesca professionale inserita in premessa fa si che se ne perda in partenza il potenziale positivo.

Peccato trovarsi così ancora una volta a prendere più o meno coscientemente la strada opposta a quanto  in Europa ruota  intorno a questo argomento attraverso il lavoro di politici, ricercatori, rappresentanti delle organizzazioni di  pesca ricreativa.

Verrebbe da chiedere al Ministro e alle associazioni di categoria (FIPSAS - Enal Pesca - ARCI Pesca FISA - Associazione Per il Mare - Biggame Italia) sedute con lui al tavolo di lavoro, quale sia la grande novità introdotta dal Decreto e se realmente sia necessario un 'censimento' dei pescatori ricreativi per rinforzare ulteriormente la posizione di privilegio della pesca professionale.

La conoscenza del fenomeno 'pesca ricreativa' ha senso nell'ottica di sviluppo del settore, ottica che sembra chiaramente non essere presa in considerazione dal momento in cui occorre garantire che questa non interferisca in misura significativa con la pesca commerciale di cui, per altro,  è tristemente noto lo scarso impatto positivo sulla economia  interna negli ultimi anni.

E sarebbe interessante sentirsi dare risposte sul come  si pensa di conciliare la politica di sfruttamento delle risorse a lungo termine (come fortemente evidenziato nella Riforma della Politica Comune della Pesca) con le istanze di sfruttamento indiscriminato a breve termine ad opera della pesca professionale e ancora, su come si intenda approcciare la questione di tutela e conservazione degli stock se in tutto il gran parlare fatto fino ad oggi non una parola è stata spesa per una seria politica di controlli (la pesca professionale è regolamentata così come lo è quella ricreativa, ed altrettanto poco controllata quanto quella ricreativa dimostrando così che non è attraverso un 'censimento' che si ottiene il miglior funzionamento di  un apparato di controllo) preferendo piuttosto spostare l'attenzione dell'opinione pubblica su un settore che è, ad oggi, quello che ha maggior potenziale positivo inespresso e che non è tra le cause dei problemi di sovrasfruttamento delle risorse ittiche.

Resta ancora da dire che la comunicazione obbligatoria non conterà i pescatori, ma conterà solo quei pescatori che la trasmetteranno, e certamente lo faranno così come previsto dal decreto i membri delle associazioni di categoria che, scandalosamente, vantano come conquista  la dichiarazione di subalternità del potenziale economico della pesca ricreativa che dicono di rappresentare nei confronti della pesca commerciale, perdendo così la possibilità di far crescere un settore che potrebbe davvero risolvere parecchi dei problemi all'ordine del giorno per quanto riguarda il Mediterraneo e le comunità che ne traggono sostentamento.  Nel frattempo la grande massa dei pescatori ricreativi resterà in zona d'ombra esattamente come avvenuto nell'era pre-decreto. 

Ringraziamo la disattenzione della presentazione che certifica ai pescatori italiani quello che viene fatto sulle loro teste prendendosi gioco nella sostanza degli indirizzi condivisi a livello europeo.
Gli argomenti sbandierati dai soggetti istituzionali per convincere i pescatori che il settore si sta muovendo nella direzione giusta sembrano dimostrarsi una tecnica di raggiro dietro alla quale si celano finalità diametralmente opposte, citando tristemente il Gattopardo "... occorre che tutto cambi perchè nulla cambi."
Altrimenti ce lo spieghi il Ministro cosa significa: garantire [...] che essa venga praticata in modo tale da non interferire in misura significativa con la pesca commerciale

La pesca commerciale interferisce disastrosamente con quella ricreativa. Non ci sembra prevista una misurazione del fenomeno e crediamo sia una falla che passa inosservata solo a causa della sua grandezza.
La nostra lettura: una potente lobby della pesca commerciale, istituzioni deboli e attardate, rappresentanze della pesca ricreativa dotate di scarsa competenza in materia,  soggetti economici del settore piuttosto distratti.
La nostra soluzione: un tavolo di rappresentanza seriamente indirizzato sulla base degli indirizzi finora usati solo come proclami di facciata, magari anche raffinandoli un po' che è davvero facile....

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