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Giovedì, 26 Maggio 2011 17:05

La zona grigia dell'illegalità

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Mentre l'Europa stringe il cerchio sulla pesca professionale illegale nei nostri mari la pesca ricreativa viene ritenuta dai pescatori commerciali alla stregua di un concorrente sleale. 

In questi giorni una missione sotto copertura da parte degli ispettori di Bruxelles ha rivelato ampio uso di reti derivanti bandite da parte delle navi da pesca in Sicilia e a Ponza, sulle quali le autorità locali avrebbero chiuso un occhio.

Le ispezioni a sorpresa sono un primo tentativo da parte della Commissaria europea per la pesca  Maria Damanaki di reprimere la pesca illegale e dovrebbero comportare l'avvio di procedure di infrazione contro l'Italia e l'imposizione di multe senza precedenti e pesanti da parte della Corte di giustizia europea.

Il MIPAAF informa (25/05/2011) che il Ministro Romano tenendo fede all'impegno assunto con il Commissario Europeo per la Pesca e gli Affari Marittimi Maria Damanaki ha istituito una Commissione d'inchiesta sul sistema della "ferrettara" (reti da posta derivanti) http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3674
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Saverio Romano ha aggiunto che "Tale Commissione avrà anche il compito di verificare le circostanze connesse alle attività ispettive poste in essere dagli Ispettori Comunitari presso i porti di Lipari, Porticello, Termini Imerese, Cefalù e Ponza nei mesi di aprile e maggio". Il lavoro della Commissione ministeriale consentirà di individuare in modo compiuto e mirato eventuali responsabilità e le future linee guida sulle quali proseguire le attività di controllo finalizzate al contrasto della pesca illegale e non regolamentata.

Contemporaneamente l'associazionismo della piccola pesca professionale mostra particolare attenzione alla pesca ricreativa, infatti in preparazione alla convocazione della DG Pesca del Mipaaf del 2 giugno 2011 riguardante:

Delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di Pesca e Acquacoltura- Legge 4 giugno 2010 n. 96 - Delega per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’ appartenenza dell’ Italia alla Comunità Europea – (legge comunitaria 2009) Art. 28.

promuove azioni concrete che comprendono anche il settore ricreativo come riscontrabile sul sito della Anapi Pesca http://www.anapipesca.it/ che tra le sue proposte riporta alla lettera h) quanto segue:

Adottare per la pesca ricreativa il pagamento di una concessione governativa proporzionale a quella pagate dalla pesca professionale o tassare la pesca sportiva con 2 €/Kg pesce pescato dalle barche superiori a 5 metri, da destinare a fondo tutela pesca professionale e ambiente. Le TAC assegnate alla pesca sportiva dal precedente Ministro Galan si sono rivelate offensive per la pesca professionale invece privata del diritto di pesca del Tonno Rosso, quasi un’ istigazione alla rivolta per la pesca professionale.

Si evidenzia un atteggiamento pregiudiziale e scorretto che si rivolge alla pesca ricreativa seguendo la tipica  impostazione promossa dalla pesca commerciale: identificare la pesca ricreativa con la pesca illegale di piccola scala. La proposta di combattere questo fenomeno facendo pagare il pesce a peso e imponendo una licenza è scandalosa e connivente con un sistema per il quale occorre invece un contrasto senza eccezioni. In pratica ANAPI  sembra voler proporre la trasformazione di tutti i pescatori in professionisti mantenendo però per alcuni i limiti regolamentari della pesca ricreativa. Una proposta fumosa il cui unico pregio è lasciar percepire la necessità di distinzioni migliori nelle definzioni delle attività di pesca, con particolare attenzione alla pesca di sussistenza nelle sue varie manifestazioni che sono un fenomeno diffuso in larga parte del Mediterraneo. Una critica alla pesca ricreativa che certamente stride con le notizie che riportano come tutte le autorità siano impegnate a cercare di arginare gravissimi fenomeni di pesca illegale praticata da pescatori professionisti.
La proposta di destinazione degli introiti di tassazioni per la pesca ricreativa al sostegno della pesca professionale che consuma la quasi totalità del pescato è anch'essa scandalosa oltre che confermare, ancora una volta, l'impossibilità della pesca commerciale di autosostenersi,  e le rappresentanze della pesca professionale sono invitate ad impostare un discorso serio sugli argomenti di comune interesse perché solo attraverso l'azione comune ci sarà la possibilità di ottenere strumenti di gestioni equi per tutte le parti.

La pesca ricreativa è oggetto di regolamentazione tramite limitazioni di carniere mentre la pesca professionale deve attenersi a quote di pescato.
La pesca ricreativa ha un impatto irrisorio sulle risorse e tale impatto è facilmente amministrabile per via di regolamento.
Pescatori professionisti e ricreativi hanno lo stesso interesse prioritario di contrasto alla pesca illegale.
La pesca ricreativa produce un altissimo reddito dalle risorse che preleva dal mare, non è sovvenzionata, produce posti di lavoro e occasioni di sviluppo sostenibile. Il pescatore ricreativo paga un corrispettivo molto alto per la cattura del pesce mentre il pescatore professionista percepisce denaro per la cattura del pesce. Il pescatore ricreativo spende denaro anche per catturare e rilasciare il pesce producendo reddito senza consumo di risorse. Se fosse riscontrabile il caso di una minor produzione di reddito da una determinata risorsa quando questa venga destinata alla pesca ricreativa piuttosto che a quella commerciale, potrebbero esserci correttivi di regolamento senza che questo possa contraddire in alcun modo la natura pubblica delle risorse della pesca. Questo significa che le risorse della pesca non appartengono ai pescatori professionisti ma che a loro ne viene assegnata una quota intesa come diritto di utilizzo e non come 'proprietà' così come ha bene espresso la stessa Maria Damanaki: “ITQs would not be property, but user rights, because the resource remains a public good" (Le TAC non dovrebbero essere proprietà, ma diritti d'uso, perchè la risorsa deve rimanere un bene pubblico) http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=SPEECH/11/191&format=HTML&aged=0&language=EN&%20guiLanguage=en

Questa quota deve essere tale da non danneggiare le risorse e neanche il diritto pubblico di tutti i cittadini ad avere accesso di pesca alle stesse risorse.

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