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Mercoledì, 13 Giugno 2012 06:25

Ci siamo contati ma continuiamo a non contare.

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Più di 800.000 autorizzazioni obbligatorie gratuite emesse in un anno e nessun peso politico per i pescatori ricreativi in mare.

L’Unione Europea sta riformando la Politica Comune della Pesca  senza fare menzione della pesca ricreativa. Un forte richiamo a questo vuoto è arrivato dalla European Anglers Alliance e dalla European Tackle Trade Association con una nota inviata alle maggiori cariche istituzionali.

I Ministri degli Stati membri, riuniti nel Consiglio d'Europa,  sono entrati nel merito dei problemi posti dalla riforma e per il nostro paese sono stati evidenziati vari punti critici in riferimento a 3 tematiche caratterizzanti la pesca commerciale. L'intervento del Ministro Catania è disponibile al link http://video.consilium.europa.eu/webcast.aspx?ticket=775-979-11427 cliccando la bandierina italiana.

Nonostante  che il nostro paese abbia provveduto ad una prima ricognizione della consistenza del settore della pesca ricreativa in mare ottenendo la conferma di una dimensione sociale di grande rilievo, presumibilmente sottostimata e verosimilmente superiore al milione di praticanti, dal nostro paese non viene  alcun  richiamo alla mancanza di riferimento alla pesca ricreativa nella Riforma della Politica Comune della Pesca.

Continuando a sperare che la tradizione consolidata della marginalizzazione della pesca ricreativa possa essere intaccata grazie alla disponibilità di dati sulla consistenza del settore non resta, ad oggi,  che constatarne la  continuità.

La conferma, in Italia,  della presenza di un milione di praticanti dovrebbe attivare gli organi istituzionalmente competenti per una rapida ed efficace analisi della realtà e del potenziale del settore e per interventi in suo favore. Al contrario l’atteggiamento dei titolari di responsabilità per la gestione delle risorse della pesca marittima resta quello di ignorare la pesca ricreativa ad esclusione dei casi in cui possa essere  considerata un concorrente della pesca commerciale nello  sfruttamento delle risorse in modo da farne ipocritamente la destinataria delle prime misure di restrizione. La mancanza di una azione in favore della pesca ricreativa trova del resto pieno riscontro nel peso politico dominante del settore commerciale e nella mancanza di iniziativa delle rappresentanze del settore ricreativo ad oggi formalmente accreditate presso il Ministero competente.

L’economia legata al settore della pesca ricreativa ed il suo enorme potenziale di crescita continuano a venire ignorati nonostante l’evidenza che il conflitto che può venire sollevato da una gestione bilanciata delle risorse non è tra pesca commerciale e pesca ricreativa ma tra pesca legale e pesca illegale.

Un milione di cittadini sono abbastanza da meritare l’attenzione di un Ministro della Repubblica anche senza che  tutti abbiano una tessera, una licenza di pesca o la loro firma su una petizione.

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