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Lunedì, 12 Ottobre 2015 09:59

Di nuovo la licenza

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A distanza di un anno (vedi Licenza in mare: già decisi i costi del 06 ottobre 2014), ritorna la proposta di istituzione di un tributo per la pesca ricreativa in mare.

Mentre nel  precedente tentativo la misura era inserita  in un emendamento alla finanziaria, ora è specificata nel Testo Unificato di Interventi per il settore Ittico (che include  una  proposta di legge del deputato democratico Oliverio, C521 del marzo 2013) presentato alla Commissione Agricoltura.

Ecco dunque all'articolo 22 (Pesca non professionale) al comma 1: "La pratica di pesca sportiva e ricreativa a mare è subordinata alla comunicazione e al pagamento del contributo annuale di cui ai successivi comma 2 e 3.", mentre al comma 3: "Al momento della comunicazione e di ogni successivo rinnovo, i soggetti di cui al secondo comma sono tenuti al pagamento di un contributo annuo pari a 20 euro se intendano esercitare la pesca sportiva da imbarcazioni a motore e pari a 10 euro negli altri casi …."
 
La novità, quest’anno, è che una quota del 10% dei proventi della tassa sulla licenza ricreativa, dovrebbe essere destinata alla pesca sportiva la cui gestione si prevede affidata al Coni. 
Se ne ricavano due cose: 
  • “sportiva” letteralmente e normativamente significa non ricreativa ma solo agonistica
  • il destinatario è un unico soggetto, se ne può fantasticare quanto si vuole e la sigla lo favorisce
In questo modo la proposta ottiene anche, come effetto secondario, l'innesco di un potenziale contrasto interno alla pesca non commerciale. 
Se nella specifica sportiva può esserci l'idea della destinazione ad attività organizzate che non interferiscono con la pesca commerciale, una destinazione generalizzata al settore ricreativo,non cambierebbe il problema. Chiederla significherebbe per il settore ricreativo cedere ad un compromesso che, a parte la censurabilità del metodo , darebbe  giustificazione alla norma, accettando  tutto il contesto ovvero che per pescare al mare è giusto che i pescatori ricreativi debbano pagare i pescatori professionisti in forma di finanziamento delle sovvenzioni alla filiera.
 
In tutto questo  il grande assente è proprio ciò di cui le Istituzioni e la politica  dovrebbero preoccuparsi parlando di pesca: lo stato delle risorse ittiche del nostro mare.
Se la pesca ricreativa ha un impatto sulle risorse, con questo tipo di licenza invece che misurarlo si sceglie di farlo pagare in modo orizzontale per darne i proventi ai pescatori professionisti, suggerendo così chiaramente una compensazione per risorse sottratte all'uso commerciale.
 
Serve una legge per promuovere una crescita equilibrata delle imprese della pesca e dell'acquacoltura? Fatelo, ma lasciando fuori la pesca ricreativa.
Volete (finalmente diremo) affrontare la questione della pesca, della sua sostenibilità, ambientale, sociale ed economica? Esiste un problema di aumento della pesca illegale? Vogliamo combattere il fenomeno della vendita illegale del pescato da chi opera su imbarcazioni non identificate come imbarcazioni con licenza di pesca commerciale? Siamo d’accordo. Siamo d’accordo a lavorare per debellare il fenomeno di vendita al nero del pescato ricreativo e/o commerciale, così come siamo d’accordo a lavorare per eliminare il fenomeno di quei pescatori commerciali che sempre più spesso scendono da una barca per salire su un’altra e mischiarsi nelle fila dei pescatori ricreativi. Noi ci siamo a fare la nostra parte in qualsiasi tavolo di confronto, in modo ufficiale. 
 
Crediamo che politica, le Istituzioni  e i rappresentanti della pesca commerciale debbano riflettere su questo per iniziare ad affrontare seriamente il problema dello stato delle risorse e il problema di una, invocata ed auspicata, co-gestione. 
Ma lo stallo che deriva da 5 anni di “licenza si, licenza no, licenza quanto e come” decisa dal politico di turno più o meno orientato dai portatori di interessi  non lo accettiamo.
Il commentare l’introduzione di una licenza di pesca ricreativa in mare a pagamento lo abbiamo già fatto in “Scampata licenza”  e ”Pesca ricreativa a nove zeri”, ma a ben vedere anche nello statuto di APR. La posizione di APR è chiara in proposito, non serve ribadirla ora, per ritrovarci magari da qui ad un anno a dover rincorrere una nuova sciocca proposta di legge calata dall'alto da un deputato  qualsiasi, che tutto fa tranne che occuparsi di Pesca.
 
La proposta di emendamento di APR, che resta la stessa, chiara e soprattutto semplice, consiste nella cancellazione del terzo comma dell'articolo 22 e nella conseguente modifica dei commi 1 e 4.
 
Se, come evidente anche nelle richieste della pesca commerciale, esistono delle esigenze di gestione della pesca non commerciale, dal momento che questa è parte integrante del comparto pesca, i costi per la sua gestione devono essere parte integrante degli strumenti di sostengo al comparto.
Tanto per iniziare, deve essere intrapresa una operazione seria di raccolta dati sulla pesca ricreativa, così come richiesto a gran voce da tutta la pesca commerciale del bacino Mediterraneo e dagli indirizzi della Comunità EU cui lo Stato Italiano deve dare risposta. 
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