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Giovedì, 02 Febbraio 2012 20:25

Attività umane e qualità dei fiumi

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La più grande inchiesta fino ad oggi  sull'entità della pressione indotta dalle attività umane sui fiumi europei  conclude che circa l'80% dei fiumi sono interessati da inquinamento delle acque, prelievo di acqua per  produzione di energia idroelettrica e per irrigazione, da alterazioni strutturali e da impatto delle dighe e circa il  12% dei fiumi soffre gli effetti cumulativi di tutti e quattro.


Le alterazioni indotte ai fiumi dalle attività umane possono avere gravi conseguenze per la vita acquatica, degradando gli habitat  e alterandone l 'equilibrio chimico. L'impatto delle pressioni umane sui fiumi è valutato come parte della Direttiva quadro sulle acque (WFD), ma gli studi sono in genere effettuati su scala locale o regionale, il che rende difficile identificare in modo coerente i modelli a livello europeo.

Nel nuovo studio, in parte condotto sotto il progetto EU  EFI+ , il primo ad essere effettuato su scala europea, gli scienziati hanno analizzato i dati provenienti da un totale di 9.330 siti su circa 3.100 corsi d'acqua in 14 Paesi europei. Gli scienziati hanno valutato ciascun sito in termini di forza di disturbo in base a 15 criteri distinti, ciascuno noto per aumentare la mortalità in pesci e invertebrati attraverso la perdita di habitat, intrappolamento  ed essiccazione (quando le specie restano intrappolate  in pozze che prosciugano), disturbo da  sedimenti e riduzione di ossigeno, tra gli altri effetti.

I 15 criteri sono stati raggruppati in quattro tipi di pressione: qualità dell'acqua (ad esempio acidificazione, eutrofizzazione, inquinamento organico), idrologia (cioè fluttuazione artificiale della velocità del flusso indotto da impianti idroelettrici, prelievo idrico per produzione di energia idroelettrica, irrigazione e acqua potabile),  morfologia (forma del canale alterata,  degrado del letto del fiume, sbarramenti  per la protezione dalle inondazioni) ed infine connettività (interruzioni del percorso migratorio dei  pesci a causa delle  dighe).

Gli scienziati hanno poi combinato i punteggi per ogni categoria di pressione in un indice di pressione globale, che ha permesso di classificare ogni sito su una scala da 0 a 20. Questo non solo ha individuato le pressioni dominanti nei fiumi europei, ma anche in quali fiumi insistono  più pressioni insieme. L'interazione di più pressioni interagenti spesso amplifica gli effetti delle singole pressioni applicate individualmente.

I risultati suggeriscono che appena il 21% dei fiumi europei è rimasto  inalterato dalle pressioni antropiche.  La pressione che incide sulla qualità dell'acqua è stata riscontrata nel 59% dei siti, la pressioni idrologica nel 41% e morfologica nel 39%. La pressione  con influenza sulla connettività entro 10 chilometri di ciascun fiume è stata identificata per il  35% dei siti. Tuttavia, nell'intera area tra il sito di  campionamento e la foce del fiume in mare, gli impatti sulla connettività sono stati trovati nel 85% dei casi.

In totale, il 47% dei siti ha subito impatti multipli, il 29% sono stati colpiti da due tipi di pressione, il 28% sono state colpite da tre tipi e il 12% dei campioni è affetto da tutti e quattro i tipi di pressione. La distribuzione delle pressioni multiple varia per regione geografica, le regioni più colpite sono quelle degli  altopiani centrali ( principalmente in Austria e Germania), le pianure ungheresi, gli altopiani occidentali (in Francia e Svizzera) e la pianura occidentale (prevalentemente in Francia). I risultati hanno inoltre rivelato che i siti vicino alla sorgente del fiume sono generalmente meno colpiti rispetto ai  fiumi di pianura, dove gli impatti multipli sono  più comuni.

Le pressioni antropiche sembrano destinate ad  intensificarsi in futuro. Il numero maggiore di eventi meteorologici estremi risulterà in una sempre maggiore variazione  del flusso del fiume, e ci sarà una crescente  domanda di prelievo di acqua per l'agricoltura e l'energia. Questo studio rappresenta un punto di partenza per il monitoraggio delle tendenze future, permettendo una migliore valutazione in base ai dettami  della Direttiva quadro sulle acque, dicono i ricercatori, e fornisce informazioni che potrebbero aiutare i gestori delle acque interne ad identificare le aree più vulnerabili dando priorità per le strategie di recupero.

Fonte: "Science for Environment Policy": Commissione europea DG ambiente News Alert Service, a cura di SCU, L'Università del West of England, Bristol. News Alert Issue 271 - 2 febbraio 2012

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