Sfuma così l'ennesimo tentativo di imporre una tassa per l'esercizio della pesca ricreativa in mare che prevedeva tra l'altro di destinare larga parte dei proventi a finanziare la pesca commerciale.
Proprio questo è stato l'elemento più evidentemente negativo delle proposte normative che hanno provocato una forte opposizione da parte dei pescatori ricreativi.

La vicenda delle autorizzazioni per la pesca ricreativa in mare sembra infatti un'azione di avvicinamento per gradi in modo che si possa digerire la cosa un po' per volta.
La Comunicazione obbligatoria dell'era Galan ci ha assicurato la gratuità (adesso minacciata), il fine scientifico (finora non perseguito) e la speranza (finora rimasta tale) del contiamoci per contare. La proposta di legge Oliverio e gli emendamenti ritirati alla finanziaria hanno tentato il colpo di mano che non è riuscito ma forse qualche risultato lo hanno comunque raggiunto. Ad esempio quello di spostare la discussione dalla istituzione di una licenza a pagamento, all'uso dei proventi di questa licenza e la differenza è sostanziale. Un risultato che si potrebbe pensare anche come non casuale ma inserito in una strategia di più lungo periodo.
Gli argomenti a favore di un vero sistema di licenze sono documentabili e tutti coloro che intervengono in merito, dicono che l'Europa ce lo chiede. Essenzialmente sono i ricercatori che dicono che occorre un sistema di registrazione per controllare il settore, per conoscerlo e conseguentemente per gestirlo. Inutile commentare perché questo già ce lo abbiamo: la Comunicazione obbligatoria. Il solo problema è che la ricerca scientifica che avrebbe dovuto venirne non è mai stata realizzata ma per farla basta che il Ministero lo voglia e proprio questo sarebbe il momento giusto per non ritardarne l'inizio visto che la scadenza di validità della Comunicazione obbligatoria è a fine anno.
Quindi la differenza tra la Comunicazione che ci ha accompagnato negli ultimi quattro anni e la paventata licenza onerosa sta essenzialmente nei soldi e da pescatori ricreativi dobbiamo stare attenti alle trappole. Ci hanno convinto della Comunicazione gratuita, possono convincerci a pagare una licenza destinandoci i proventi ma quale potrebbe essere lo scopo di chi lo proponesse se non siamo noi a farlo per avere soldi dalle licenze ma, ad esempio qualche politico sensibile alle istanze della pesca commerciale? A cosa servirebbe la sua proposta senza un interesse diretto per i proventi? Magari la tattica è più raffinata e basta intanto metterci il tarlo della necessità o della possibilità di autofinanziare la gestione della pesca ricreativa con i proventi della licenza. Potrebbero in seguito presentarsi occasioni per indurci a proporre noi stessi questa licenza ad esempio per evitarne una peggiore e non sarebbe così strano, in un contesto politico che ci vede in posizione di debolezza, se gli eventi richiedessero in seguito di usare i proventi in modo a noi non favorevole.
L'approccio logico al finanziamento del settore pesca dovrebbe considerare i costi di gestione come investimenti rivalutando così la produttività degli investimenti stessi. Il potenziale di crescita sostenibile della pesca ricreativa in mare nel nostro paese prospetta quelli verso il settore ricreativo come i finanziamenti potenzialmente più produttivi dell'intero comparto pesca. Questo rende evidente quanto quello della destinazione dei proventi di una licenza sia un argomento strumentale il cui primo risultato è quello di evitare un approccio economico appropriato ai valori in gioco, che verosimilmente potrebbe far scegliere non di tassare con la scusa dell'autofinanziamento il settore ricreativo ma di destinargli al contrario parte dei finanziamenti oggi destinati al settore commerciale. Evitare che questo accada potrebbe essere un buon motivo per sostenere l'istituzione di una licenza onerosa per la pesca ricreativa in mare che darebbe attraverso la fonte di finanziamento esclusiva uno strumento concreto per consolidare la separazione e marginalità del settore ricreativo rispetto al comparto pesca nel suo complesso.
Per riassumere, il pericolo immediato della licenza è scampato ma se non ci saranno sviluppi attivi è verosimile che torni con la semplice variabile di destinare i proventi della tassa a favore del settore ricreativo con un forte rischio di strumentalizzazione.
La licenza che viene richiesta a fini di ricerca ce l'abbiamo ma non viene utilizzata mentre quella a pagamento deve essere una opzione da discutere sulla base non della destinazione dei proventi ma dei dati socio economici del settore e delle necessità di gestione.
Istituire una licenza a pagamento è una scelta arbitraria fino a che mancano gli elementi di conoscenza del settore indispensabili a valutarne l'opportunità.
La Comunicazione obbligatoria, in scadenza a fine 2014, dovrebbe essere riorganizzata in un nuovo ciclo integrandola in una ricerca sulla pesca ricreativa in mare destinata a fornire dati utili a parlare in modo consistente di gestione della pesca non commerciale, compresa l'opportunità o meno di istituzione di una licenza.