
Era nell'aria già da tempo ma con decreto legge 78/2015 l'articolo 5 comma che così recita "1. In relazione al riordino delle funzioni di cui all'articolo 1, comma 85, della legge 7 aprile 2014, n. 56, e fermo restando quanto previsto dal comma 89 della medesima legge relativamente al riordino delle funzioni da parte delle regioni, per quanto di propria competenza, il personale appartenente ai Corpi ed ai servizi di polizia provinciale di cui all'articolo 12 della legge 7 marzo 1986, n. 65, transita nei ruoli degli enti locali per lo svolgimento delle funzioni di polizia municipale, secondo le modalita' e procedure definite nel decreto di cui all'articolo 1, comma 423, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.", il corpo della Polizia Provinciale (di tutte le Polizie Provinciali) sparisce e con essa anche i controlli ad essa affidati dal decreto legislativo 1 marzo 1998 n° 112, tra cui tutela del territorio, lotta ai crimini ambientali,fenomeno del bracconaggio etc. Miglior sorte non sembra accadere al Corpo Forestale dello Stato che probabilmente sarà accorpato ad altri corpi con la speranza che rimanga efficiente almeno dove lo è attualmente.
Emerge quindi, in tutta la sua drammaticità, la completa approssimazione con cui il governo attuale, come tutti quelli che si sono succeduti negli ultimi anni, sta affrontando il tema del controllo del territorio che riguarda non solo le attività di pesca (e caccia), ma anche quelle collegate, come il recupero dell'ittiofauna nei canali in asciutta, il controllo delle immissioni ittiche, ecc,. , attività che sono proprie dell'amministrazione pubblica.
Sino a qualche mese fa, le cose non erano per niente idilliache: la cronica mancanza di risorse, la subalternità della pesca rispetto alla caccia e l'incapacità di moti assessori provinciali, hanno fatto sì che il "governo" del territorio non fosse certo efficiente, ma per il mondo della pesca esistevano comunque uffici e competenze con cui rapportarsi e coordinarsi.
Non ci aspetta certo un futuro radioso stante questa confusione totale di competenze e la cronica mancanza di risorse: di certo la polizia municipale non è attrezzata ne è auspicabile che possa assumere compiti di controllo e pianificazione delle attività di pesca (si piomberebbe in un dedalo di frammentazioni quanti sono i territori comunali). Sperare che siano affidati ad altri corpi di polizia (con l'incombente unificazione delle Forze di Polizia) presenta altrettante, se non maggiori incognite.
Ma esiste un terzo e non meno preoccupante scenario che si prospetta ovvero che si ipotizzi di sopperire alla mancanza di controllo del territorio affidandosi unicamente alle Guardie Ittiche Volontarie (che rischia di essere preludio ad un completo disinteresse alla gestione delle acque e delle risorse ittiche), che sicuramente e inequivocabilmente svolgono una insostituibile funzione di presidio del territorio ma che non possono, per la propria natura giuridica, esercitare una funzione di controllo comparabile con quella di un qualsiasi corpo di polizia, soprattutto in tema di lotta al bracconaggio. Pensare che un corpo volontario da solo possa operare con efficacia ed efficienza, senza che sia formalizzato un forte legame di coordinamento con le forze di polizia (che sino ad ora non si vede e non è nemmeno sul tavolo di discussione) é folle da un punto di vista politico ma sarebbe un danno anche per le associazioni di pesca, lasciate da sole a combattere fenomeni che non possono affrontare per la propria natura giuridica.