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Martedì, 09 Ottobre 2012 08:02

Comunicato Stampa LEGAMBIENTE

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RITORNA L’AGGRESSIONE AI TORRENTI, LEGAMBIENTE DENUNCIA:
“CENTINAIA DI RICHIESTE DI NUOVI IMPIANTI IDROELETTRICI NELLE PROVINCE PIEMONTESI”

COMUNICATO STAMPA LEGAMBIENTE - TORINO 10 OTTOBRE


Negli ultimi mesi in Piemonte sono affluite, sui tavoli degli uffici delle diverse Province, centinaia di richieste di realizzazione di nuovi impianti idroelettrici, dalle grandi derivazioni che captano le acque di interi bacini, fino ad impianti che vanno a prosciugare piccoli torrenti di montagna.

Il motivo di questo nuovo assalto ai corsi d’acqua, che rischia di far scomparire anche gli ultimi tratti di torrenti alpini in condizioni di naturalità, si spiega con la volontà di impadronirsi delle ultime risorse sfruttabili, in una situazione in cui mancano ancora linee guida e strumenti di pianificazione per l’utilizzo idroelettrico dei nostri corsi d’acqua.

È soprattutto responsabilità della Amministrazione regionale non aver dato norme adeguate ad evitare la compromissione dei corsi d’acqua dovuta alla sottrazione generalizzata delle loro portate naturali. Anche molte Amministrazioni comunali portano la responsabilità di aver svenduto o di voler svendere ai privati quel bene comune rappresentato dall’acqua e dai torrenti, illudendosi in questo modo di poter risolvere i loro problemi di bilancio.

"Ribadendo che acqua, fiumi e torrenti sono un bene comune e non la proprietà di nessuna amministrazione e tantomeno dei privati - dichiara Marco Baltieri, responsabile acqua e difesa del suolo di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta -, richiediamo che, da parte dell’Amministrazione regionale, si impongano fin da subito regole sicure e rispettose dell’ambiente nel settore idroelettrico, sospendendo, da parte delle Province, qualunque concessione di nuove derivazioni, in attesa appunto di questi strumenti di pianificazione".

Ricordiamo, a titolo d’esempio, due casi emblematici, uno in Provincia di Torino e uno in Provincia di Cuneo, rappresentativi della situazione di degrado dei corsi d’acqua di montagna e anche delle diverse dimensioni degli impianti di cui è in atto l’iter autorizzativo.

In Provincia di Torino, in Val Soana, viene proposto un grande impianto che prevede la derivazione della portata del torrente, con la realizzazione di una condotta di 9 km di lunghezza e l’estrazione di 300.000 mc di roccia contenente materiali amiantiferi; tale enorme quantità di materiale (previsti 18.000 camion) verrebbe smaltita a Moncalieri, a un centinaio di chilometri di distanza, attraversando aree intensamente abitate. Il nuovo impianto interesserebbe un tratto di torrente dove esistono già altre cinque centrali idroelettriche; nel progetto non si possono trovare garanzie serie sul mantenimento della capacità di auto depurazione del torrente, sui rischi per le falde acquifere, sulla stabilità dell’assetto idrogeologico e sulla tutela degli ecosistemi acquatici.

In Provincia di Cuneo, in Val Varaita, un corso d’acqua minore, il Rio Milanesio, vede amministratori e privati mobilitati per arrivare ad intubare il torrente e costruire una nuova centralina. Nonostante che la domanda sia scaduta alla fine dell’anno scorso, Comune e privati si sono accordati per rilanciare il progetto, senza tener conto dei danni ambientali al corso d’acqua, del rischio di innescare un grave dissesto idrogeologico, degli interessi degli abitanti per l’irrigazione e la pastorizia, con un vantaggio economico irrisorio per la comunità locale. Non si può non concludere, in questo come in molti altri casi, che la svendita dei beni comuni vede come protagonisti e alleati gli amministratori pubblici e i portatori di interessi privati. Bisogna aver chiaro che, in questo modo, si sottrae definitivamente l’uso dell’acqua al controllo della collettività, privatizzando i vantaggi e scaricando su di essa tutti i costi ambientali e il rischio idrogeologico.

Ufficio stampa Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta: 011.2215851 -392.9935376
www.legambientepiemonte.it - www.facebook.com/legambiente.piemonte.vda

 

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