
La Provincia ha stoppato la centralina al Devero, ritenendo invalicabile il diniego del Comune di Baceno a sdemanializzare i terreni gravati di uso civico. Non ci sembra ancora tempo per festeggiare, perché il ricorso dell'azienda è possibile e gli esiti sono incerti. Ma, insomma, proviamo almeno a sorridere...
Bocciata. O meglio rimandata a novembre. La richiesta della società di Devero è stata annullata della Provincia. Il dirigente responsabile del settore Ambiente ha infatti firmato la determinazione con cui chiude «negativamente» il procedimento che riguardava la richiesta di costruire nella conca alpina antigoriana un impianto di sfruttamento dei torrenti Devero e Sangiatto. Il «no» della Provincia, al termine dell'iter in conferenza dei servizi, è arrivato basandosi sulla decisione del Comune di Baceno di dichiarare la propria indisponibilità a togliere i vincoli a uso civico che gravano sulle aree di proprietà pubblica, dove sarebbe stato realizzato l'impianto. In pratica su quei terreni non possono sorgere né condotte né cabine di trasformazione. Un ostacolo che il Consiglio comunale di Baceno aveva posto al termine di una seduta nella quale tutti, maggioranza e minoranza, avevano deliberato contro l'occupazione delle aree gravate da uso civico. Un deciso stop quello all'impianto di produzione di energia.
Ma se la Provincia ha detto «no», non è detto che questa sia stata la parola definitiva sull'impianto. La «Cornice Idro» di Monza, di cui è amministratore unico Orazio Privitera, ha tempo sessanta giorni per ricorrere al tribunale delle Acque pubbliche alla Corte di appello di Torino. Un ricorso che lascia ancora col fiato sospeso le associazioni che si erano opposte all'impianto, sostenendo che avrebbe stravolto l'ambiente e l'ecosistema dell'alpe che dal 1995 è diventata area protetta.
Il Comitato Pro Devero aveva raccolto e inviato alla Provincia 5 mila firme. «Siamo informati della decisione della Provincia, ma restiamo in attesa del pronunciamento del tribunale» dice Anna Proletti del comitato «Pro Devero». A sostenere la «battaglia» anche le associazioni ambientaliste che avevano presentato altre osservazioni.
Che cosa succederà ora lo spiega il dirigente del settore Ambiente della Provincia, Mauro Proverbio: «Noi riteniamo gli usi civici un ostacolo veramente insuperabile, pertanto era inutile andare avanti nella procedura. Ma il tribunale potrebbe dire che quello da noi addotto non è un elemento sufficiente e potrebbe obbligarci ad andare avanti nella procedura. E' vero che c'erano altre osservazioni, ma per noi la prima eccezione ha fatto saltare l'iter, inutile a quel punto proseguire nell'esame delle altre eccezioni ».
Commento a margine:
Va osservato che il diniego viene dato sempre facendo ricorso ad una escamotage, in questo caso gli usi civici. Mai la procedura si conclude con il diniego per una ragione ambientale, meno che mai per ragioni di tutela.
In pratica il Responsabile del Procedimento svolge un ruolo di notaio e si occupa solo di questioni formali ma non si assume mai tale responsabilità: tutelare .La VIA sostanzialmente è utilizzata con la finalità di prescrivere minimi correttivi e spuntare qualche compensazione.
La funzione di tutela e del preservare non è praticata, non ha alcuna chance di essere sostenuta perché non sussiste mai norma tecnica a cui riferirsi ed oggettivare, è obiettivo generico e accessorio da considerare interpretabile e in secondo ruolo.