La proposta della Commissione Europea di bando di tutte le reti derivanti dalle acque europee è attualmente in discussione e trova la forte opposizione della pesca commerciale e lo scarso sostegno delle ONG ambientaliste che sostengono la piccola pesca artigianale.
La legislazione sulle reti da posta già vieta le reti derivanti più lunghe di 2,5 km, le cosiddette “spadare” mentre permette di usare quelle meno lunghe che sono destinate alla cattura di varie specie tra cui acciughe, sardine, occhiate, ricciole, palamite, pesci serra etc.
Veri e propri muri di rete lasciati in deriva che rappresentano una minaccia non solo per i pesci ma anche per tartarughe e mammiferi marini.
La richiesta di bando totale è stata giudicata, nella sua prima fase di discussione in Commissione Pesca (PECH) eccessiva, ma l'orientamento verso una proposta di bando selettivo, che distingua cioè tra le reti derivanti quelle sostenibili (se esistono) per permettere di continuarne l'uso, inizia ad acquisire consensi, nella Commissione Ambiente del Parlamento UE (ENVI). Uno studio sull'utilizzo delle reti derivanti nel Mediterraneo, ha analizzato una serie di casi italiani evidenziando aspetti di sostenibilità di alcune reti rispetto alle specie ittiche pescate ma i dati rilevati sono insufficienti a sostenere in modo solido le diverse alternative di restrizione.
Le maggiori critiche alla proposta bando hanno riguardato appunto la mancanza di sufficienti dati scientifici e la centralizzazione di una misura che contraddice l'orientamento alla regionalizzazione della gestione ovvero demandando questo tipo di scelte a piani di gestione locali.
Le reti derivanti sono diffuse principalmente nelle regioni dell'Italia Meridionale (nel mar Baltico il divieto totale di utilizzo delle derivanti è in vigore dal 2008), il loro contributo all'economia della pesca commerciale è decisamente limitato e significativo solo in poche realtà locali nelle quali possono essere sostituite da altri attrezzi per la pesca delle stesse specie. Le reti derivanti sono inoltre spesso utilizzate per attività di pesca illegale il cui contrasto risulta ostacolato dalla inadeguatezza della normativa sulle reti da posta.
La proposta della Commissione è una grande occasione per ridimensionare il fenomeno di pesca illegale perpetrato con questi 'muri derivanti' ma rischia di arenarsi sullo scoglio delle giustificazioni burocratiche contro al divieto. APR vuole incoraggiare i parlamentari coinvolti ad entrare nel merito e ad affrontare seriamente, e una volta per tutti questa piaga. Sono troppe le illegalità riscontrate per trovare ragioni a supporto della sostenibilità di tali attrezzi. Facciamo sentire il nostro supporto a chi al Parlamento UE cerca di affrontare seriamente la questione. Firmiamo la petizione che chiede il bando delle reti derivanti almeno nel Mediterraneo, ammettendo una eventuale deroga per quelle reti destinate alla pesca di sardine e acciughe (in Italia Menaide) con piccole imbarcazioni solo all'interno di specifici piani di gestione che ne garantiscano la sostenibilità.
FIRMA LA PETIZIONE: No alle reti derivanti in Mediterraneo
Questo il testo della petizione:
A:
Alain Cadec, President Committee on fisheries
Karmenu Vella, Commissioner
Rentata Briano, Rapporteur
Chiedo che il divieto di utilizzo di reti derivanti proposto dalla Commissione , per le motivazioni espresse dalla Commissione (EU Commission - MEMO 14 May 2014 - question and answer on full driftnet ban), sia applicato almeno al Mediterraneo.
Ritengo ammissibile una deroga per l’utilizzo delle piccole derivanti destinate alla pesca delle sardine e delle acciughe, da parte delle imbarcazioni di lunghezza fuori tutto minore o uguale a 12 mt, solo se concessa a seguito di specifici piani di gestione atti a garantirne l’uso sostenibile.