
La Commissione UE ha imposto la immediata copertura di queste 83 tonnellate. Il Ministero ha provveduto all'incremento consequenziale della quota indivisa attingendo ai contingenti assegnati alla pesca a circuizione e a quella ricreativa.
Lo sforamento di quota da parte della pesca con il palangaro è stata accertata a 162 tonnellate e anche in questo caso l'ammanco reclamato dalla Unione Europea è stato diviso tra i diversi tipi di pesca.
In pratica i pesci pescati in eccesso e quelli illegali non vengono riferiti al tipo di pesca che li ha prodotti e vengono sottratti in modo indifferenziato da tutte le quote assegnate.
Così andare fuori quota premia, permettendo di utilizzare parte delle quote degli altri. Sarebbe invece razionale che le singole quote fossero gestite con una percentuale lasciata di scorta. Un cuscinetto che non sarebbe mai perso ma comunque consumato dal quel tipo di pesca.
Invece di pagare i debiti si potrebbero riscuotere crediti.
Questo sistema incentiva la corsa al consumo delle quote e capiamo che possa andare bene per i professionisti che non hanno interesse a lavorare più tempo per guadagnare gli stessi soldi ma non per i pescatori ricreativi che vogliono pescare tonni anche rilasciandoli e possono rilasciarli per non eccedere la loro quota piuttosto che consumarla velocemente poi non poter più andare a pesca.
Il fatto che non possano più andare a pesca perché altri tipi di pesca utilizzano parte della la loro quota è inaccettabile e contrario ad un principio di equità.