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Mercoledì, 01 Luglio 2020 12:49

Tonno rosso e bollino blu

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Recentemente la stampa internazionale “di settore” (se ne è parlato un po’ meno in Italia) si è interessata della causa intentata da WWF contro MSC “ l’organizzazione internazionale non-profit nata per affrontare il problema della pesca non sostenibile con lo scopo di garantire l'approvvigionamento di prodotti ittici anche per il futuro” in riferimento alla prima certificazione di pesca sostenibile riguardante il tonno rosso (Thunnus thynnus).

Per capire qualcosa di più sulle ragioni di questa presa di posizione del WWF (secondo noi di APR più che legittima) facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire qualcosa di più su questo prestigioso marchio conosciuto ormai da tutti. Il marchio blu lo si trova stampato sui prodotti ittici lavorati di ben note marche, ad esempio sulle scatolette di tonno a pinne gialle, sui merluzzi o naselli surgelati etc…
Cosa è MSC e come opera? Sul loro sito web leggiamo:
Marine Stewardship Council (MSC) è un'organizzazione internazionale non-profit nata per affrontare il problema della pesca non sostenibile con lo scopo di garantire l'approvvigionamento di prodotti ittici anche per il futuro.
L’obiettivo di MSC è appunto quello di certificare metodi di pesca sostenibili, e per farlo si basa su tre principi che, solo se soddisfatti, consentono ad una attività di pesca di ottenere il prestigioso marchio blu, un riconoscimento ambito che permette un salto di qualità sul mercato, conquistando anche i consumatori più esigenti e più attenti all’ambiente.
Questi principi sono (rileviamo sempre dal loro sito web):
• gli stock ittici siano sostenibili: nel mare resta un numero di pesci sufficiente a riprodursi potenzialmente all'infinito;
• gli impatti ambientali siano ridotti al minimo: le operazioni di pesca devono essere attentamente gestite per mantenere la struttura, la produttività, la funzionalità e la diversità dell'ecosistema marino;
• le attività di pesca siano gestite in modo efficiente: la pesca deve essere gestita in modo responsabile nel rispetto delle leggi vigenti e deve basarsi su un sistema di gestione che consenta di rispondere rapidamente ai cambiamenti esogeni.
Dopo 10 anni di rigoroso piano di ricostituzione dello stock adottato dalla Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tonni dell’Atlantico (ICCAT) nel 2009, piano che ha visto l’introduzione di norme sul totale ammissibile di catture, fissato limiti ben precisi per la stagione di pesca, taglia minima di cattura e regole sia per la pesca commerciale che per quella ricreativa, la situazione del tonno rosso nel Mediterraneo è potenzialmente buona: lo stock si sta riprendendo, ma proprio per questo a detta di molti siamo a un punto cruciale del processo nel quale è necessario non abbassare la guardia.
A partire già dal “declassamento” dello scorso anno nelle politiche di pesca da piano di ricostituzione a piano di gestione, il WWF , attraverso la voce di Alessandro Buzzi, Bluefin tuna Regional Manager, ha più volte ribadito che la realtà dello stato dello stock è diversa da quella che viene raccontata.
Il WWF ci dice che, mentre le misure per ridurne la pesca hanno portato a una graduale crescita della popolazione negli ultimi 10 anni, l’aumento del livello delle catture (il più alto mai raggiunto e fissato a 36.000 t nel 2020) e un livello persistentemente elevato di pesca illegale non regolamentata e non dichiarata (IUU), favorito da controlli della pesca in Mediterraneo spesso inadeguati, continuano a impedire il pieno recupero della popolazione di tonno rosso. La pesca e il commercio illegali rimangono una delle maggiori questioni irrisolte, come confermato dall’ultima operazione condotta dall’Europol e denominata “Tarantelo”.
In questo contesto di illegalità diffusa e di incertezza sui reali dati di cattura, MSC ha ritenuto per la prima volta di poter certificare una marineria giapponese per la pesca al tonno rosso, ritenendo per essa soddisfatti i 3 principi: stock in salute, scarso impatto ambientale, attività di pesca gestita in modo efficiente.
MSC afferma sul suo sito Web:
I consumatori possono essere certi che il pesce che stanno acquistando è certificato, sostenibile, tracciabile e selvatico”.
Ma in questo caso, come ha ripetutamente dichiarato il WWF, il logo blu MSC sul tonno rosso presenterebbe ai consumatori una realtà distorta.
Da qui l’obiezione formale di WWF, sia perchè ritiene che i requisiti per la certificazione non possano essere soddisfatti dall’industria della pesca del tonno a causa dei dati incompleti disponibili per la valutazione dello stock di tonno (primo principio della certificazione MSC), nonché della quantità di tonno rosso pescata e commercializzata illegalmente, sia perchè ciò costituirebbe un pericoloso incentivo per il mercato e comprometterebbe il recupero e la sostenibilità a lungo termine dello stock.
Il WWF ritiene che i vantaggi a breve termine determinati dall’aumento dello sforzo di pesca o da dubbie certificazioni di eco-sostenibilità, non possano in alcun modo giustificare il rischio di compromettere i risultati di conservazione fin qui ottenuti per il tonno rosso. E’ stato fatto un lavoro eccellente per salvare questa specie, e solo continuando ancora per un po’, allora – e solo allora – ci sarà la possibilità di lasciare in eredità ai nostri figli e nipoti una popolazione sana ed abbondante di questo meraviglioso pesce .
Che la questione delle certificazioni nasca con le migliori intenzioni e poi si perda per strada, noi di APR lo abbiamo sempre un po' pensato (a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca) e tenuto conto che MSC guadagna in percentuale su ogni prodotto certificato venduto (ad esempio guadagna sulla singola scatoletta di tonno o il singolo prodotto surgelato), è inevitabile che abbia tutti gli interessi a certificare il più possibile.
Un primo risultato è già stato ottenuto dal WWF. Il 26 giugno scorso il giudice Eldon Greenberg a seguito della disamina degli atti depositati dalle parti, ha annunciato che le ragioni presentate dal WWF in merito a questioni scientifiche che riguardano il calcolo del “Generation Time” per lo stock in questione, per il quale MSC ha utilizzato un’approssimazione, meritano una più attenta analisi ed ha richiesto all’ente certificatore (CAB) una più approfondita valutazione ed una giustificazione.
Restiamo con il fiato sospeso in attesa delle deliberazioni del giudice su questa vicenda, dovrebbero giungere nel giro di qualche settimana; come APR e pescatori ricreativi possiamo affermare, senza timore di essere smentiti, che in questa battaglia il WWF ha il supporto di tutta la comunità di pesca ricreativa.
Ringraziamo il WWF, in particolare Giuseppe Di Carlo e Alessandro Buzzi per questa battaglia ‘scomoda’ che stanno portando avanti, per tutti noi e per il futuro di una delle specie marine più iconiche.

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