Il messaggio è che purtroppo la pesca ricreativa esiste ma che alla fine agli uffici competenti basta adempiere allo stretto indispensabile che consiste nel comunicare la chiusura della pesca emettendo un provvedimento che agisce già dal giorno immediatamente successivo senza nessun preavviso.
Siamo anche abituati alla nostra stessa retorica che se ne lamenta e questo non fa altro che contribuire a ribadirci il persistere di un muro edificato per evitare una seria inclusione del settore ricreativo nelle politiche di gestione delle risorse della pesca.
Argomentare in modo consistente non serve perché semplicemente non conta l'argomento ma solo il muro che non permette di affrontarlo in modo partecipato.
Non sarebbe certo complicato dare un preavviso di chiusura della pesca al tonno, come non lo sarebbe rendere pubblicamente visibile in tempo reale o quasi la situazione degli sbarchi rispetto alla quota disponibile, vista l'informatizzazione ormai diffusa in tutte le sedi periferiche.
Per sbarcare il tonno, oltre ad essere autorizzati, occorre comunicare lo sbarco prima di effettuarlo, quindi chi è addetto a ricevere queste comunicazioni ha aggiornamenti estremamente puntuali ma evidentemente le informazioni raccolte si fermano e vengono gestite non si sa come, prima di produrre il calcolo finale che ci viene mostrato a cose fatte solo il giorno prima della chiusura.
Non sembra essere una idea complottista che non si tratti tanto di disservizi quanto di precise scelte che restano ben mimetizzate nella routine delle burocrazie.
Lo sanno tutti che sia la pesca commerciale che quella ricreativa sbarcano tonni illegalmente, che le quote sono un paravento di legalità oltre al quale prolifera una ampia zona d'ombra della quale in molti sono pronti ad approfittare. Se basta qualche azione repressiva a rassicurare tutti che ci sono controlli, il consistente giro di affari che si sostiene sulla pesca ricreativa del tonno è incatenato a questo contesto e alle burocrazie mentre alle lobby commerciali non può importare di meno del potenziale economico sotteso che resta inibito e in larga parte sprecato.
Se è facile criticare, il contesto permette altrettanto facilmente di essere propositivi. Secondo noi dovrebbe bastare solo un accenno per far capire che il sistema non funziona bene e come correggerlo ma il sistema vuole solo assicurarsi della solidità di un muro che mantenga la pesca ricreativa in una condizione di completa marginalità.
A conferma basta ricordare che neanche la proposta di istituzione di un carniere ricreativo stagionale ha ricevuto la minima considerazione dalle istituzioni competenti anche se avrebbe dovuto essere accolto in modo decisamente positivo dalla pesca commerciale.
La gestione della quota ricreativa di tonno in relazione alla tempistica della sua disponibilità e del suo esaurimento sarebbe banale, perché vista la facilità consentita dalla rete sarebbe agevole condividere tempestivamente i dati sugli sbarchi così come lo sarebbe organizzarli, mantenerli costantemente aggiornati e renderli pubblici e consultabili in tempo reale.
Invece la chiusura anticipata della stagione di pesca è attesa per consuetudine ma resta imprevedibile ed incombente e chi organizza le ferie estive pensando di pescare tonni legalmente già sa che come ogni anno può aspettarsi che da fine luglio potrà continuare a fare catch&release ma il tonno da consumare dovrà acquistarlo dalla filiera commerciale, sperando almeno che si tratti di quella legale.