La richiesta di ricerche sulla pesca ricreativa è una costante che è restata finora ignorata a livello sia europeo che nazionale.
In Italia la programmazione legata alla Comunicazione obbligatoria per la pesca ricreativa in mare resta ancora, dopo 6 anni, lettera morta.
Nonostante si lamenti la mancanza di dati sugli impatti della pesca ricreativa, non viene ancora previsto nessun intervento.
Più facile che sia l'Europa ad imporre l'impegno istituzionale su questo fronte, grazie alla spinta dei paesi del nord e nonostante che il Mediterraneo sembri ancora restare in una posizione marginale.
Nello studio sulla fattibilità della ricerca sulla pesca ricreativa marittima in Europa occorre notare che dei cinque esempi utilizzati, solo quello della Francia considera il Mediterraneo ed evidentemente non può essere rappresentativa delle diverse realtà della sponda meridionale della UE.
Ciò nonostante è evidente che le resistenze alla inclusione della pesca ricreativa nelle politiche europee e nazionali del comparto pesca sono destinate a cedere alla evidenza dei fatti ed al peso di una utenza stimata in 8-10 milioni di pescatori e in un a economia di valore superiore ai 25 miliardi di euro all'anno.
Autori: BIPE: Etienne JOBARD, Stéphane RADUREAU, Pierre CAVE, Marie-Laetitia DES ROBERT
Abstract
Non esiste ancora una definizione unanime tra gli Stati Membri per la pesca ricreativa marittima. Il seguente rapporto raccomanda una definizione comune e un approccio metodologico per la valutazione delgli impatti socio economico e ambientale della pesca ricreativa marittima. Queste raccomandazioni sono basate sull'analisi di cinque esempi rappresentativi di questi problemi in Europa.
La metodologia raccomandata dagli autori è una valutazione dell'impatto economico basata sulle spese e sulle catture dei pescatori, raccolta dati con una indagine online, corretta e gestita con un modello basato sulle tavole input-output.
http://www.europarl.europa.eu/supporting-analyses